A distanza di un secolo, Il presidente cattolico Sergio Mattarella
riporta l’Italia nell’era giolittiana.
“AD PERPETUAM REI MEMORIAM” … E fu
cosi che in grande spolvero e non più in via informale, rivede la luce in
questi giorni in Italia, l’accordo politico secolare tra cattolici e liberali…:
una prassi oramai consolidata della noiosa “politica all’italiana”,
sperimentata e sancita nei primi anni del ’900 dopo la fine del “non expedit” a
suo tempo decretato da papa Pio IX…
PALAZZO CHIGI E DINTORNI - A porre il sigillo
di questo accordo di collaborazione, rivisitato e rielaborato secondo gli
schemi politici contemporanei - a parti invertite - il presidente della
Repubblica ( Ufficio UPIC ) S. Mattarella a “vestire i panni” del fu papa Pio X. Con la differenza di
quest’ultimo, il quale nel 1909, pose il conte Vincenzo Ottorino Gentiloni alla
guida della UECI (Unione Elettorale Cattolica Italiana) con il compito
assegnatogli di far candidare alle
elezioni politiche, quanto più cattolici possibili nelle liste liberali di Giovanni
Giolitti. Mentre lo stesso Mattarella, con la nomina recente di Paolo Gentiloni
(discendente della famiglia del suddetto conte) a presidente del Consiglio dei
ministri, il compito di traghettare (“teoricamente”) - in vista di nuove
elezioni politiche e dopo l’approvazione di una nuova legge elettorale - il
governo uscente del dimissionario premier Matteo Renzi. Scenari per molti
aspetti diversi (anche se non tanto sul piano dei trasformismi ) in due epoche
storiche in cui:-
1) la prima ha segnato la stagione politica
pre-fascista prima del ventennio mussoliniano;
2) la seconda - quella attuale - sopraggiunge
dopo la stagione governativa liberal-inciucista del ventennio
berlusconiano/berlusconista…
Ma a che pro io mi chiedo? Vabbe' che noi
italiani siamo tacciati di essere un popolo di “gentili” (il che già ci pone secondo
i benpensanti, su una posizione di parziale subalternità) ma che addirittura
adesso diventiamo improvvisamente “gentiloni”, mi sembra un po' troppo… La
riaffermazione formale di tale Patto, a distanza di un secolo, siglato
nottetempo in maniera cosi plateale e in un momento storico in cui l’Italia
stava trovando il bandolo della matassa e per di più si stava risollevando a
livello europeo, recuperando terreno utile e fertile su vari temi ricorrenti,
in confronto e nei rapporti multilaterali con gli altri Stati membri della Ue.
Quale senso logico in questa scelta di ripiego e di Palazzo, inopportuna e
controproducente agli interessi del nostro Paese ha ispirato quei vertici dello
Stato, verso una soluzione politica che, seppur temporanea (almeno me lo
auguro) si profila probabilmente di rivelarsi un’opzione tanto dannosa quanto
autolesionista e priva di spessore… E lo si nota in tutta la sua evidenza. Una
vera miopia politica senza una visione lungimirante, stante che, l’epoca
attuale (con la caduta delle ideologie, purtroppo, e quindi laddove sono persino
assenti gli infondati presupposti) non ricalca benché minimamente il contesto
politico-ideologico del secolo scorso, rispetto al quale tra i quadri dirigenti
ed esponenti politici nazionali, non vedo né un Romolo Murri della situazione
sul fronte cattolico, né un’avanzata socialista sul fronte laico… Ed allora
smettiamola con i soliti beceri trasformismi e si abbia il coraggio di fronte
alle difficoltà nel sapersi assumere ciascuno le proprie responsabilità, tra
gli attori in campo sul piano politico-istituzionale e senza infingimenti…
LE DIMISSIONI INTEMPESTIVE DI MATTEO RENZI -
Preso atto delle dimissioni del premier uscente, dal mio punto di vista, valuto
intempestiva tale scelta di Renzi. Quest’ultimo avrebbe potuto e dovuto
traghettare lui e non Gentiloni l’Italia ancora per altri 2-3 mesi, con senso
di responsabilità, pur senza farsi condizionare a priori da alcuno nel gettare
la spugna in anticipo; se non dopo avere fatto approvare in Parlamento una
nuova legge elettorale per andare tutti al voto elettorale in primavera
prossima ventura. Nella mia memoria non ricordo di precedenti rimpasti di
governo, secondo cui, ancor prima che saltasse qualche poltrona ministeriale, uscisse
di scena il primo ministro…
SULL’ESITO DEL REFERENDUM COSTITUZIONALE - Premesso che, Il mio giudizio dopo il responso sull’ultimo
quesito referendario: - in primis il rispetto, che si deve, seppur dopo l’esito negativo, per tutti gli elettori che si sono espressi
per il NO. Dunque, Viva la democrazia! Pur tuttavia, per quanto il quesito
esprimesse dei limiti sostanziali, affinchè si potesse parlare efficacemente di
incisive riforme istituzionali, la mia personale opinione è quella per cui, si
è persa una buona occasione per aprire una prima fase di riforme
(indispensabili ) se al posto della vittoria del NO, vi fosse stata una netta prevalenza
per il SI, a parti invertite in percentuale. Cosi non è stato purtroppo per una
pronta Rinascita di progresso per l’Italia e mi dispiace molto che una buona
fetta di elettori (quel 20% di indecisi fino all’ultimo giorno prima del voto)
che si sono fatti influenzare dal BLOCCO DEI CONSERVATORI (le fazioni del NO)
piuttosto che seguire la via progressista del BLOCCO DEI RIFORMISTI (il 40% del
fronte del SI)…. Peccato! Speriamo in meglio per una prossima occasione, se
questa è servita mi auguro a far riflettere gli elettori italiani a non farsi
prendere dalla pancia di fronte alla propaganda elettorale fine a se stessa e alla
demagogia imperante che regna incontrastata, tra le forze politiche e in tutto il suo contesto che ruota
attorno.
Gianfranco Tauro